Rassegna Internazionale di Teatro Educativo

"il Gerione"

 

 

XIX Edizione: SU BARCHE DIVERSE SOLCHIAMO LO STESSO MARE

16 - 25 MAGGIO 2024

 

PUBBLICATO IL BANDO DI PARTECIPAZIONE PER L'EDIZIONE 2024

SCADENZA PER LA PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA DI PARTECIPAZIONE: 10 APRILE 2024

REGOLAMENTO E MODULI SONO DISPONIBILI NELLA SEZIONE DOWNLOAD

INTERNATIONAL PARTICIPANTS ARE WELCOME! IN ORDER TO PARTECIPATE, PLEASE SUBMIT THE APPLICATION FORM

ENGLISH INFO ABOUT THE XIX EDITION

ENGLISH INFO ABOUT CAMPAGNA

 

 

Internet, e i social network in particolare, sono strumenti straordinari di libertà, di informazione e socializzazione, di crescita personale e culturale.

Tutti sanno cosa sono i social, perché tutti, o quasi tutti, ne usano almeno uno (ne sono stati censiti in tutto il mondo almeno 30 diversi). 

I social costruiscono reti sociali online; su di essi gli utenti sono sia creatori di contenuti, sia fruitori.

Grazie ad essi molte persone che sono geograficamente lontane riescono a sentirsi più vicine. Un messaggio, uno slogan, una campagna di sensibilizzazione o la richiesta di un aiuto possono diventare virali in pochi minuti, cioè essere noti a un numero elevatissimo di persone.

Su queste “reti sociali” non ci sono solo i più giovani (i “nativi digitali”), ma anche le nonne e i nonni (che hanno dovuto imparare l’uso di strumenti del tutto nuovi, per i quali spesso chiedono aiuto proprio ai ragazzi).

La pandemia ha incentivato l'utilizzo dei social in modo eccessivo, al punto da far perdere il senso della distinzione tra realtà effettiva e mondo virtuale.

La nostra vita digitale è diventata consistente come la nostra vita reale; inoltre, ora stiamo finalmente tornando alla normalità, o meglio ad una nuova normalità, in cui possiamo apprezzare le opportunità permesse dalla vita digitale: spesa, cultura, meeting, seminari e lezioni online… e difficilmente torneremo indietro.

 

Le nuove forme di comunicazione hanno però prodotto una pluralità di impatti sui comportamenti e sugli atteggiamenti, incidendo anche sui fenomeni della devianza e della criminalità, favorendo l'insorgenza di nuove forme di violenza, soprattutto negli adolescenti.

Da cosa o da chi dipendono gli effetti perversi e devianti? Dai mezzi di comunicazione o dai loro fruitori? Sullo sfondo, prevale un tema, quello di una nuova generazione iperconnessa, la generazione sempre connessa.

Nella nostra società succede che i social si sostituiscano completamente o quasi alle relazioni reali, al contatto umano, che sviluppino una vita virtuale parallela o addirittura sostitutiva di quella reale.

Inoltre, è come se i social accorciassero non solo le distanze geografiche, ma anche quelle temporali. Di fatto modificano o deformano, contraggono uno degli elementi basilari di ogni relazione interpersonale: il tempo. 

Si crea una sorta di dipendenza che costringe molti a restare letteralmente incollati ai computer o agli smartphone. Nasce il bisogno di essere connessi 24 ore su 24, per sentirsi in vita.

La conseguenza si riflette proprio nella vita reale e nella difficoltà di avere rapporti sani, amicizie o relazioni affettive “disconnesse” da Facebook o dagli altri social.

E così accade che si trascorre un pomeriggio intero a chattare con un compagno di classe, ma poi il giorno dopo in classe a malapena lo si saluta. O ancora: ci si crede potenti perché si offende in chat, ma non si è capaci di affrontare in maniera matura una discussione.

Si fatica a tenere un discorso perché si controlla di continuo il cellulare; la soglia dell’attenzione è molto bassa; invece delle parole si usano le emoticon per chattare su WhatsApp e Instagram.

E nel frattempo è comparsa la “Generazione Alpha”, i bambini nati dopo il 2010, che vengono al mondo con la tecnologia touchscreen in casa e per questo sono stati denominati “screenager”.  

Varie sono le devianze causate dall’eccessivo uso e dall’assuefazione ai social: cyberbullismo, con una delle sfaccettature più recenti, il flaming (pubblicazione di post e messaggi offensivi), cyberstalking, FOMO (paura di restare esclusi, con conseguente uso frequente ed eccessivo di social e messaggi), Hikikomori, (chiusura nel proprio mondo tecnologico, senza contatti con l’esterno se non quello della rete, del computer e dei device).

Tutti i social danno la possibilità di inserire e condividere foto personali e qualsiasi attimo della propria vita, esternandoli indifferentemente anche a persone che non si conoscono.

Ma bisogna davvero pubblicare e condividere qualsiasi cosa? Ci sono momenti che forse è meglio tenere per sé? 

Molti adolescenti dichiarano di essersi incontrati almeno una volta con persone conosciute online e di aver mandato fotografie a persone conosciute in chat.

Altro aspetto controverso è l’uso o meno del telefonino nelle scuole.

Tra i giovani vi è la tendenza di filmare con i telefonini in classe scene di scuola quotidiana e poi metterle on line sui social. Molto spesso gli adolescenti affermano che dietro a tale azione vi è semplicemente una goliardia: essi non prestano attenzione alle conseguenze sulle persone videoriprese perché credono che le immagini siano esclusivamente dirette al mondo autoreferenziale delle amicizie, senza rendersi conto che invece mettere on line un filmato significa renderlo pubblico e diffonderlo a livello mondiale.

Un aspetto che accomuna gli ambienti virtuali è la mancanza di garanzie sull'identità degli individui interagenti: è infatti diffuso, all'interno delle comunità virtuali, il cosiddetto fenomeno del fake, ovvero la simulazione di un'identità fittizia, che può prevedere il cambiamento di genere, di età, e così via. In questo caso, il soggetto dà di sé un'immagine più stereotipata per dare maggiore credibilità e coerenza all'immagine che desidera creare.

 

"Sono uno nessuno e centomila, ma sono sempre io, finzioni o molteplicità di me”.

Portiamo con noi da sempre le dinamiche conflittuali dell'identità/molteplicità, nascondimento/rivelazione che fin dall'antichità hanno trovato espressione in immagini, simboli, caratteri. 

La maschera, innanzitutto: “Persona” è infatti il nome latino della maschera che gli attori, prima in Grecia e poi a Roma, indossavano per caratterizzare il loro ruolo. 

Alla ricerca di rapporti che ci attraggono e ci fanno paura, alle prese con una solitudine che ricerchiamo e coltiviamo, cerchiamo nuovi spazi di socialità e intimità nei social, anzi è la tecnologia stessa a proporsi come architetto delle nostre intimità.

La "maschera della vergogna", come protezione dell'essere più intimo e dei più intimi valori e scopi, è un tratto di carattere che si oppone all'esposizione, dunque al mostrarsi. 

Tale funzione di mediazione tra interiorità ed esteriorità nasce dunque come difesa dell'io e non è necessariamente patologica fintanto che rimane un aspetto del sé. 

I social, in quanto tecnologie rivolte all'esterno, fanno appello al falso sé; non è certo un problema che nelle relazioni online noi abbiamo un falso sé; sui social, così come in qualsiasi altra occasione pubblica, tali funzioni dell'io vengono attivate appunto per proteggere gli aspetti più delicati e sensibili della nostra soggettività. Il problema è piuttosto che i social possono incoraggiarci ad enfatizzare questi aspetti della nostra psiche a scapito di altri, al punto che lo stesso individuo percepisca il proprio falso sé come reale, identificando la maschera con l'intero sé e perdendo ogni relazione con il vero sé, che è quello originario e veramente creativo.

 

In questo contesto in continua evoluzione e dalle mille sfaccettature si avverte con sempre maggiore urgenza la necessità di rigenerare il rapporto tra il ragazzo/adolescente e l’adulto, ma anche il mondo esterno. 

L’ adolescente di oggi, anche se vive gli stessi sentimenti che provavamo noi adulti alla sua età, si esprime in maniera diversa e secondo un “codice” che va ascoltato e appreso, e non demonizzato, per poter entrare in comunicazione con lui.

Questa possibilità di solidarietà e dialogo tra generazioni richiede da un lato che gli adulti siano credibili e non siano, né appaiano, addirittura, più confusi e sconcertati dei ragazzi; dall’altro che i rapporti affettivi e di fiducia tra gli adolescenti e i loro educatori (genitori, insegnanti, operatori delle organizzazioni del tempo libero) siano reali e validi, testimonino responsabilità e coerenza con i loro stessi comportamenti, secondo la pedagogia dell’esempio, che favorisce l’ imitazione del comportamento.

Da alcuni anni a questa parte, l’uso intensivo e distorto di internet, le nuove tecnologie e il loro “prevaricare” nel quotidiano e di conseguenza l’aumento delle relazioni virtuali ha modificato in maniera esponenziale il modo in cui i ragazzi e gli adolescenti costruiscono la propria identità ed è evidente che agli adulti vengono richieste nuove abilità per prendersi cura di loro.

Non solo i genitori sono chiamati in causa ma anche gli insegnanti si trovano a dover affrontare nuove esigenze e trovare nuove modalità anche durante le lezioni e nella quotidianità.  

Oltre a porsi la domanda su quanto i ragazzi siano in grado di instaurare un rapporto autentico con gli altri e quanto si sentano sicuri di esprimere se stessi senza ricorrere a identità alternative, l’intervento pedagogico deve in primis focalizzarsi sull’intenzionalità, ovvero cosa spinge il ragazzo a creare un sé ideale e quali vantaggi ne ricava?

L’adulto deve sostenere l’incremento delle interazioni offline, mitigare l’uso eccessivo del digitale, concordando delle regole e degli orari per il suo utilizzo, nell’ottica che il virtuale è complementare, e non alternativo o antitetico, al reale; educare agli strumenti digitali, allo stesso modo in cui si fa educazione stradale.

 

Il teatro, come finzione vera, e non falsa, della realtà, è proprio lo strumento più adatto a far vivere concretamente e in prima persona gli aspetti che abbiamo trattato, senza moralismi o preconcetti, alla ricerca di soluzioni possibili da poter condividere tra le diverse generazioni.

La convenzione teatrale mette in condizione il ragazzo/attore di interpretare un altro se stesso (il personaggio), consapevolmente, e di tornare alla propria identità, sempre consapevolmente, vivendo un’alternanza che può essere di notevole aiuto al suo quotidiano.

Crescere a mezz’aria tra reale e virtuale! La Rassegna “IL GERIONE” anche quest’anno cercherà di offrire il proprio contributo, attraverso gli spettacoli che le scuole e le associazioni nazionali ed internazionali proporranno.